REGIONI, EMILIA ROMAGNA: I “segreti” di un’agricoltura vincente

REGIONI, EMILIA ROMAGNA: I “segreti” di un’agricoltura vincente

La scommessa sull’innovazione e sull’ambiente ha portato l’agroalimentare dell’Emilia Romagna a primeggiare in campo nazionale. Lo dicono i numeri del Rapporto 2018 sull’andamento produttivo del settore.

Innovazione e sostenibilità. Si potrebbe sintetizzare in queste due parole il “segreto” del successo dell’Emilia Romagna in campo agroalimentare.
Un successo dimostrato dai numeri di una crescita continua, che anche nel 2018 ha fatto registrare un più 0,4%, per un valore complessivo di 4,7 miliardi di euro, che fa seguito ai numeri da primato già raggiunti nel triennio precedente.
Questi alcuni fra i dati più salienti presentati in occasione della presentazione del Rapporto 2018 sul sistema agroalimentare dell’Emilia Romagna, che si è svolto a Bologna.
Alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, si sono alternati sul tavolo dei relatori ricercatori dell’università di Bologna (Roberto Fanfani) e della Cattolica di Piacenza (Paolo Sckokai), cui ha fatto seguito una tavola rotonda con rappresentanti della Fao, degli agricoltori e degli organismi pubblici e privati che hanno interesse e responsabilità verso ambiente e agricoltura. 

Per ricordare, anche in questa occasione, che non esiste contrapposizione fra attività agricole e tutela del territorio, ma semmai un rapporto sinergico, dove le attività dell’uomo si tramutano in difesa dell’ambiente, e dove la lotta ai mutamenti climaticiha come primo beneficiario l’agricoltura.

Un’alleanza strategica

Il Rapporto 2018, come ricordato dal presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi, è frutto di una lunga collaborazione fra Regione e sistema camerale, mirato a promuovere l’intera filiera. A questo proposito è stato ricordato il rinnovo del protocollo che coniuga insieme prodotti di eccellenza e offerta turistica. Entrambi cardini dell’economia regionale.
Fra i settori in crescita il Rapporto segnala il ruolo significativo della zootecnia, aumentata del 5,8%, per un valore di circa 2,4 miliardi di euro.
Poi il balzo in avanti di pesche e nettarine, cresciute rispettivamente del 35,7% e del 25,4%.

Export, avanti tutta

Per conseguire questi risultati hanno contribuito in misura sensibile le esportazioni agroalimentari, vicine al traguardo dei 6,5 miliardi di euro, con un aumento del 3,6%.
Merito delle ottime performance di alcune eccellenze regionali, come il Parmigiano Reggiano e i molti vini di qualità che hanno radici in Emilia Romagna.
Aumenti significativi si registrano anche nell’export delle carni trasformate, il cui valore si attesta a 1,26 miliardi di euro, come pure per la frutta fresca e lavorata(complessivamente oltre un miliardo di euro).
Buoni risultati che trascinano verso l’alto i dati sull’occupazione, dove si registra un interessante aumento delle presenze femminili.

Le politiche regionali

Nel raggiungimento di questi risultati un ruolo di rilievo lo hanno interpretato le politiche regionali rivendicate dall’assessore Caselli, capaci di assecondare e guidare l’evolvere del tessuto produttivo, dove si riduce il numero di aziende attive, mentre aumenta la loro dimensione media (il 47% supera i 50 ettari) e si allarga la loro sfera di azione verso la multifunzionalità.
Al contempo si è contrastata la chiusura delle aziende agricole in aree difficili, come la collina e la montagna, dove la continuità delle attività agricole si traduce in controllo e tutela del territorio.
Altro capitolo importante è la crescita delle aziende convertite al biologico (+ 13%) e quelle che adottanola lotta integrata.

Le risorse

Per attuare queste politiche l’Emilia Romagna ha messo in campo importanti risorse economiche proprie oltre ai sostegni comunitari.
A questo proposito si è puntualizzato che a fine 2018 il 90% delle risorse per i Psr (piani di sviluppo rurale 2014-2020) risultavano già messe a bando per una cifra complessiva di circa un miliardo di euro.

Innovazione e sostenibilità

Un capitolo a parte è quello dei Goi, sigla che sta per “gruppi operativi per l’innovazione”.
L’Emilia Romagna figura al primo posto in tutta la Ue per numero di Goi attivati (ben 93), con un investimento complessivo di 90 milioni di euro.
Nel loro ambito si studiano e sviluppano nuove formule di allevamento, di coltivazione e di trasformazione dei prodotti, mirate a maggiore efficienza e minore impatto ambientale, con risultati destinati ad avere ricadute positive per nuovi modelli di buone pratiche agricole, dei quali già si possono misurare i risultati.

Gli ostacoli all’orizzonte

Questo scenario dai molti tratti positivi, ha ricordato Simona Caselli, rischia tuttavia di essere compromesso dai nuovi assetti economici che si vanno delineando nell’Unione europea.
Fra questi la riduzione delle risorse che il bilancio comunitario ha in animo di riservare all’agricoltura, penalizzando in particolare i Psr.
Negativo anche il giudizio sulla nazionalizzazione degli aiuti, mentre sono assenti interventi sulla gestione del rischio.
Completamente da rivedere poi le politiche per l’ambiente, dopo che le misure previste per il capitolo “greening” si sono rivelate inefficaci e costose.
A questi timori si aggiungono le possibili conseguenze della Brexit.
Le esportazioni oltremanica dei prodotti agroalimentari dell’Emilia Romagna si avvicina al mezzo miliardo di euro.
Cifra che potrebbe subire un duro contraccolpo se non ci sarà intesa fra Gran Bretagna e Unione europea.
Non resta che sperare in un secondo referendum, al momento improbabile, con il quale i cittadini inglesi potrebbero far rientrare questo pericolo.