14 Giu Regione Emilia – Romagna: Agroalimentare. Oltre 176 milioni di euro per innovazione, ricerca e sviluppo
Oltre 176 milioni di euro per innovazione, ricerca e sviluppo, per un comparto che vede l’Emilia-Romagna leader nel mondo: 441 i progetti finanziati per qualità e sicurezza dei prodotti, sostenibilità e tracciabilità, tutela del consumatore
In una regione sempre più protagonista in Europa e ai primi posti per investimenti, sono 441 i progetti di ricerca, sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie per il settore agroalimentare finanziati in gran parte dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Por Fesr) e dal Programma di sviluppo rurale (Psr). Se ne è parlato a Bologna nel corso del convegno su ‘Innovazione e ricerca del sistema agroalimentare’ organizzato dalla Regione Emilia-Romagnacon la partecipazione di Aster, Clust-ER Agrifood, Rete rurale nazionale 2014-20 e Fondazione Fico.
I progetti, una ventina dei quali sono stati illustrati durante i lavori, riguardano i temi dell’agricoltura sostenibile e di precisione; le tecnologie per la sicurezza, la qualità e la salute dei consumatori; la valorizzazione dei sottoprodotti. Tra i 441 progetti, per i quali sono già stati spesi 107,4 milioni di euro, generando investimenti per 176 milioni di euro, spiccano tre principali filoni di azione: i Gruppi operativi sull’innovazione (93 progetti), i progetti di filiera sul Psr 2014-20 (51 progetti) e i progetti del settore agroalimentare finanziati dal Por Fesr (179).
“Stiamo parlando di un settore chiave per l’economia emiliano-romagnola- ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, aprendo l’incontro-. Un settore che raccoglie quasi 28 mila imprese e che nel 2017 ha registrato un aumento dell’occupazione del 5%. Abbiamo messo l’innovazione e la ricerca al primo posto, destinando investimenti mirati a un comparto che da sempre vede l’Emilia-Romagna al vertice per qualità produttiva. Un impegno- ha proseguito- realizzato per mantenere il grado di competitività e favorire politiche di valorizzazione della forza lavoro qualificata. Ricerca industriale, trasferimento tecnologico e innovazione rappresentano elementi indispensabili per rafforzare l’intera filiera e il suo posizionamento internazionale raggiungendo alti standard qualitativi di sicurezza dei prodotti. A tutto ciò si aggiungono le tecnologie digitali- ha concluso- che trasformano l’approccio stesso alla tracciabilità, in grado di creare valore lungo tutta la filiera”.
“Per assicurare un’agricoltura all’avanguardia, sostenibile e al servizio del consumatore- ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli – la chiave di volta è la cooperazione tra produttori agricoli e sistema della conoscenza. Per raggiungere questo obiettivo, la Regione, grazie al Programma di Sviluppo Rurale, ha messo a disposizione un investimento complessivo di 90 milioni di euro di cui circa 60 milioni già impegnati. Ai Piani di innovazione e ricerca condotti dai Gruppi Operativi (una partnership tra enti di ricerca, formazione e consulenza del settore agroalimentare, imprese agricole e agroindustriali, associazioni di produttori) sono destinati 50 milioni di euro, di cui 26,3 milioni già impegnati, che già ora hanno permesso la realizzazione di 93 progetti, sui 207 attivati in Italia e gli oltre 600 europei: numeri che fanno dell’Emilia-Romagna la prima regione in Europa per innovazione in campo agricolo e danno la misura dell’impegno regionale in questo campo, a cui si aggiunge la volontà di semplificare le procedure e riconoscere a pieno le attività dei partner che compongono i Gruppi Operativi”.
Per quanto riguarda le filiere agroalimentari, la Regione, in accordo con le componenti del mondo agricolo, ha messo a disposizione quasi 136 milioni di euro, l’11% dell’intero importo del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, a sostegno di progetti che riuniscono le aziende agricole, quelle di trasformazione e commercializzazione.
“In questo caso i progetti finanziati sono 51– ha proseguito Caselli-, ciascuno dei quali è arricchito da attività di innovazione che mettono al centro il rapporto tra mondo della ricerca e aziende agricole, che troppe volte rischiano di essere penalizzate nella distribuzione del valore lungo la filiera, ma che sono invece la pietra angolare di un comparto fondamentale del made in Italy e punto di forza della nostra capacità di esportazione e competitività sui mercati”.
Da non dimenticare poi l’attività di formazione e consulenza a cui sono destinati i quasi 30 milioni di euro, di cui 20 già impegnati, che già ora hanno permesso a 15mila produttori di fruire di circa 80mila ore di supporto formativo.
Secondo l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, “l’Emilia-Romagna va considerata come un vero e proprio ecosistema dell’innovazione fatto non solo di incentivi per progetti di ricerca, ma di azioni che coinvolgono l’intero sistema regionale, per moltiplicare le opportunità, anche sul piano internazionale e potenziare le infrastrutture di ricerca. Così- ha affermato Costi – al servizio del settore agroalimentare abbiamo messo a disposizione tutti i nostri strumenti di politica industriale in una logica di specializzazione e integrazione degli strumenti per massimizzare i risultati. Con il Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 abbiamo finanziato 179 progetti che per la sola ricerca e innovazione hanno prodotto un volume di investimenti pari a quasi 52 milioni di euro e hanno occupato 400 nuovi ricercatori, contribuendo ad accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie e migliorare le relazioni di rete del sistema. A questi- ha spiegato l’assessore- si aggiungono i fondi della legge 14/2014, gli accordi per l’innovazione con il ministero con lo Sviluppo economico, i fondi per l’internazionalizzazione tutti volti a rafforzare l’intera filiera e il suo posizionamento internazionale, rendendola capace di conciliare tradizione e innovazione, raggiungendo alti standard qualitativi di sicurezza dei prodotti”.
Sotto il coordinamento di Aster, la società dell’Emilia-Romagna per l’innovazione e il trasferimento tecnologico al servizio delle imprese, delle università e del territorio, operano la rete dei Tecnopoli, gli incubatori, i Laboratori aperti, la rete dei Fab-Lab e molte altre iniziative che interpretano la strategia regionale di specializzazione intelligente. “Le componenti di ricerca industriale che caratterizzano il sistema agroalimentare regionale sono caratterizzate sempre più dal tema della sostenibilità delle produzioni agroalimentari abbinata a soluzioni tecnologiche efficaci a garantire una maggiore sostenibilità economica e ambientale che attraversi l’intero ciclo produttivo. Questo in una logica continua di miglioramento e garanzia della qualità e di valorizzazione delle produzioni alimentari verso consumatori sempre più esigenti. I temi quindi della tracciabilità, certificazione, valori nutrizionali- ha concluso Costi– si coniugano in un sistema dove il coinvolgimento e sensibilizzazione del mondo agricolo e della trasformazione alimentare sono sempre più funzionali al miglioramento della qualità del cibo e della sua sicurezza.