L’agricoltura biologica e gli scenari possibili in una ricerca svizzera pubblicata da Nature Communications

L’agricoltura biologica e gli scenari possibili in una ricerca svizzera pubblicata da Nature Communications

Una ricerca internazionale, coordinata da Adrian Muller del Research Institute of Organic Agriculture (FiBL) di Frick, in Svizzera, pubblicata dalla rivista Nature Communications, ha utilizzato gli scenari climatici e l’aumento della popolazione mondiale al 2050, calcolata in nove miliardi di persone con i dati elaborati dalle Nazioni Unite.

Se l’agricoltura biologica soppiantasse completamente quella convenzionale, per soddisfare la richiesta mondiale di cibo l’estensione dei terreni coltivati dovrebbe aumentare tra il 16% e il 33%, questo perché le coltivazioni biologiche – considerando il periodo di conversione, l’organizzazione aziendale, la diminuzione sostanziale di carbonio nei terreni già depauperati dalla chimica di sintesi, dice Vittorino Crivello per giustificare le affermazioni – di un minor rendimento e quindi richiedono maggiori estensioni per garantire la stessa produzione. Inoltre, il mancato utilizzo di fertilizzanti azotati sintetici potrebbe ridurre i nutrienti nel terreno, anche se seminato a legumi.

Per limitare l’incremento dei terreni agricoli a quantità marginali, l’agricoltura biologica non dovrebbe superare il 60% di quella totale.- Attualmente l’agricoltura biologica è sotto il 10 %, quindi dobbiamo agire in fretta per incrementare il processo del cambiamento agrario mondiale – afferma Crivello – Contemporaneamente dovrebbe essere dimezzata la quantità di cibo sprecato e la metà dei terreni agricoli finalizzati alla produzione di mangimi per gli animali d’allevamento dovrebbe essere convertita alla produzione di cibo per il consumo umano. Di conseguenza, dovrebbe cambiare anche la dieta attuale verso un minor consumo di carne e la percentuale media di proteine di origine animale dovrebbe scendere dal 38% all’11%. Dal punto di vista ambientale, afferma lo studio, si avrebbe una notevole riduzione dell’impatto del sistema alimentare e minori emissioni di gas a effetto serra