Biodinamica, un patrimonio da condividere

Biodinamica, un patrimonio da condividere

L’Autore dell’articolo è Carlo Triarico, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biodinamica

L’agricoltura biodinamica costituisce, secondo il rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere “il fiore all’occhiello dell’agricoltura sostenibile” e il mercato la premia come un esempio virtuoso di agricoltura di qualità. Allo stesso tempo la biodinamica è la principale accusata da chi si oppone all’agricoltura biologica.

Per capire il perché dell’attacco nei confronti dell’agricoltura biodinamica occorre chiedersi cosa sia veramente l’agricoltura biodinamica e quale contributo stia portando oggi agli indirizzi agricoli del sistema Paese. Questo contributo costituisce un esempio di capitale importanza per la definizione di un’agricoltura biologica italiana, basata sulla circolarità e sull’individualità agricola, un sicuro caposaldo per impedire la riduzione del biologico a un’agricoltura omologata e dipendente da input esterni ed esteri, come la vorrebbero i suoi principali detrattori. 

La moderna agro-ecologia

La nascita della moderna agricoltura ecologica avvenne all’inizio del ‘900, con la biodinamica, mentre si affermava l’industrializzazione dell’agricoltura. Il processo industriale è, infatti, polare a quello agricolo e l’intuizione di basare i progressi dell’agricoltura della contemporaneità su principi agroecologici fu una lungimirante chiave di lettura della modernità.

L’agricoltura deve trovare i fondamenti della propria declinazione in se stessa. Oggi l’agricoltura biodinamica si definisce, quindi, per una lunga tradizione di applicazione. Tratto distintivo dell’azienda agricola biodinamica è lavorare per l’individualità agricola, il ciclo chiuso dell’organismo, che porta a un’autosufficienza nelle concimazioni e delle risorse, ad una gestione circolare dell’azienda, alla valorizzazione delle forze espresse dal territorio, a una ritmicità sensibile della gestione delle lavorazioni, alla maturazione dei concimi al proprio interno, alla necessità di dedicare una porzione rilevante delle superfici agricole utili alla biodiversità, all’obbligo di avere in azienda gli animali e quindi allo sviluppo di una relazione virtuosa animale/suolo.

Un attacco diretto

Permettere l’espressione individuale dell’agricoltore e dell’azienda agricola significa sostenere i principi di libertà del soggetto autocosciente: il più importante tributo della cultura europea al mondo. L’attacco alla biodinamica è proprio l’attacco a quel principio, fondamento spirituale dell’essere umano e caposaldo per il futuro di una socialità sana. In questo quadro generale si comprendono i fattori specifici, come l’uso dei preparati biodinamici e la rinuncia ai concimi e ai pesticidi di sintesi, come agli ogm.

L’agricoltura biodinamica ha disciplinari precisi e chi attacca la biodinamica, a questi disciplinari dovrebbe invece muovere le critiche. Dovrebbe inoltre verificare come i disciplinari siano applicati nella pratica aziendale.

Per comprendere l’identità dell’agricoltura biodinamica bisogna anche notare la sostenibilità concreta di questa pratica agricola. In Italia sono 4.500 le aziende che la applicano, di cui 419 sono quelle certificate con la certificazione volontaria Demeter. L’importanza di queste aziende sta nel loro contributo alla questione cruciale: come si deve configurare l’agricoltura del nostro paese e come le aziende biologiche e biodinamiche possono costituire un patrimonio per gli indirizzi del modello di sviluppo del sistema agricolo italiano.

Un patrimonio da condividere

Quello che gli agricoltori biodinamici vogliono è mettere a disposizione le loro competenze e il modello costruito negli anni per aiutare tutte le aziende agricole nella transizione resiliente, sostenibile, ecologica di cui oggi abbiamo realmente bisogno. Nessuna azienda deve essere lasciata indietro.

I dati dell’export dell’Unione Europea impongono una riflessione. Il 35% di grano tenero Ue è esportato in Nord Africa. Almeno il 50% delle farine dell’Ue finisce all’Africa subsahariana. Se l’Europa si riduce a produrre materie prime di basso valore per invadere e competere coi mercati più poveri, l’agricoltore europeo non ha chance.

Quello che dovremmo fare è favorire la sovranità alimentare dei paesi più poveri e rivolgere la nostra limitatissima superficie agricola utile, alla produzione di qualità e alto pregio. I prodotti biodinamici italiani sono esportati come alimenti di alto pregio, tanto che il fatturato annuo medio per ettaro delle aziende biodinamiche è stimato dal Bioreport 2018 in circa 13.300 euro, rispetto ai circa 3.300 delle aziende convenzionali. Gli agricoltori biodinamici vorrebbero che gli altri agricoltori del nostro paese possano essere valorizzati allo stesso modo per i loro saperi.

A chi dice che manca la ricerca scientifica sul modello biodinamico, io dico di sì: 150 pubblicazioni su riviste scientifiche esprimono risultati lusinghieri, ma sono ancora poche. Tuttavia non possiamo imputarne agli agricoltori la colpa. A loro spetta di fare una buona agricoltura, mentre la ricerca è in grave ritardo sul biologico e il biodinamico.

Il pericolo delle monocolture

Basti confrontare il dato estero, dove formazione e ricerca in biodinamica sono seguite da università e centri di ricerca ad hoc. Io credo che le critiche non abbiano a cuore il sistema paese nella sua interezza. L’Italia deve fare una scelta se appoggiare il “latifondismo eterno” che si basa su prodotti di bassa qualità e sugli ogm, o appoggiare gli agricoltori, che sono fortemente radicati sul territorio ed espressione di tipicità e sapienza.

L’ecologia è contraria alla “monocoltura degli approcci” e l’Italia si può posizionare virtuosamente in difesa delle mille espressioni dell’agricoltura virtuosa. Chi teme l’unione degli agricoltori su questo fronte forse preferisce gli agricoltori ridotti a produttori di materie prime malpagate, tutelando così interessi che sono altri, rispetto al bene comune del Paese.

Una migliore posizione sul mercato

Tante aziende agricole italiane chiudono e noi dobbiamo offrirgli la possibilità di posizionarsi meglio sul mercato, un mercato che richiede sempre più prodotti biologici, biodinamici e di qualità. La domanda mondiale di biodinamico supera l’offerta. Gli agricoltori biodinamici non chiedono una protezione per sé, ma di poter essere attori del bene comune. Questo lavoro solidale che potrebbe portare all’emancipazione di un intero sistema paese, per qualcuno è insopportabile.