14 Giu I mezzi Tecnici in Agricoltura Biologica: Il punto di vista degli agricoltori UPBIO
UPBIO è l’Unione Nazionale dei Produttori biologici : opera principalmente sul piano delle attività di rappresentanza e tutela e si impegna:
– per stimolare l’aggregazione dei produttori attraverso la costituzione di nuove OP ed il supporto a quelle esistenti;
– a sviluppare la Rete della filiera corta biologica a partire dalle esperienze già attuate (vedi sito www.filieracortabio.it)
– a dare supporto alle aziende agricole su PSR e nuove linee di sviluppo rurale , nella gestione delle domande PSR nelle Regioni italiane e nella discussione sulle nuove politiche di sviluppo del biologico.
I produttori biologici di UpBio, nella veste di consumatori di mezzi tecnici “Consentiti in Agricoltura Biologica”, chiedono maggior tutela e garanzia.
“Di non essere frodati da dichiarazioni ingannevoli sulle etichette dei prodotti che acquistiamo ed essere gli unici a pagarne le conseguenze. E’ come se un cittadino che acquista, ad esempio, della pasta biologica che si scopre essere un falso bio, con residui di fitofarmaci di sintesi, debba pure essere sanzionato!
Questa maggiore tutela e garanzia sui prodotti che acquistiamo (fitofarmaci, fertilizzanti, ecc) non deve però ridursi a mere barriere all’ingresso in questo goloso mercato.
Norme farraginose, inutili procedure burocratiche, dossier, ecc. nell’intento di garantire sicurezza ambientale ed alimentare, possono nascondere proprio questa evenienza.
Riteniamo sia interesse nostro e dei consumatori che ciò non avvenga. Nell’ottica dell’”Economia Circolare” molti scarti o sottoprodotti possono rientrare in nuovi cicli produttivi per produrre mezzi tecnici. Oggi sono rimaste pochissime aziende “a ciclo chiuso” e rappresentano un modello da imitare, magari con la costituzione di reti di aziende.
Noi che sappiamo di appartenere ad una categoria ancora fortunatamente numerosissima, quindi polverizzata, frammentata ed estremamente diversificata conosciamo bene i rapporti di forza che abbiamo con chi ci fornisce mezzi tecnici e con chi si occupa della distribuzione dei nostri prodotti.
Sappiamo che anche i consumatori sono una moltitudine e, con scarso potere contrattuale se non organizzati in qualche forma.
Noi che abbiamo operato nella cooperazione, nei Gruppi di Offerta Bio, nella co- produzione, con i G.A.S., nella vendita diretta, nelle filiere corte, ecc. abbiamo ben chiaro il significato, il valore anche economico di un maggiore impegno diretto, saltando qualche intermediario, a “valle” della nostra attività.
A valle. E a monte? Non potrebbe essere la stessa cosa? Immaginiamo se a monte delle nostre attività esistesse una moltitudine di “produttori di mezzi tecnici”, magari presenti nei nostri territori, vicino le nostre aziende, che noi conosciamo, con la possibilità di accedere ai loro piccoli o grandi opifici e conoscere le materie che usano ed i processi produttivi. Praticamente la stessa cosa che facciamo noi produttori quando i consumatori vengono nelle nostre campagne e nei nostri laboratori aziendali, nelle nostre cantine, a visitare i nostri allevamenti, ecc. e, magari, comprano qualcosa … gratificandoci ancor di più.
Sappiamo che dobbiamo – e non abbiamo problemi a farlo – aprire le porte delle nostre aziende, dei nostri magazzini, dei nostri laboratori anche ad enti terzi di certificazione (gli Organismi di Controllo), autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura. Con loro non dobbiamo avere nessun segreto industriale da proteggere.
Sappiamo che solo se ritenuti idonei da tali enti possiamo definire i nostri prodotti biologici e venderli come tali.
Immaginiamo se anche questa straordinaria moltitudine di produttori di mezzi tecnici seguisse simili procedura per etichettare i prodotti con riferimenti al metodo biologico; non ci sentiremmo già più garantiti?
Non potrebbe bastare un sistema di certificazione come quello già in essere per le produzioni agricole che, con le dovute specializzazioni, possa garantire la filiera dei mezzi tecnici “Consentiti in Agricoltura Biologica”?
Facciamo un altro piccolo sforzo di fantasia (che poi non lo è, poiché esistono già molti esempi) ed immaginiamo che molti dei mezzi tecnici che acquistiamo possono essere facilmente prodotti a livello aziendale o inter-aziendale, utilizzando sottoprodotti, scarti, letame bovino o altre deiezioni animali compostabili. Immaginiamo ancora che enti pubblici di ricerca e di trasferimento tecnologico supportino questi processi.
Anche in questo caso ci vuole ulteriore impegno diretto e nuove competenze. Da acquisire o recuperare dalla memoria dei nostri avi o di popolazioni rurali simili alle nostre ma “autonome” per i mezzi tecnici o grazie al supporto di una ricerca pubblica che produca innovazioni direttamente utilizzabili dagli agricoltori.”